Il duca era
tranquillo durante l’interrogatorio, ma non sapeva che cosa l’avrebbe atteso
dopo. Doveva riconoscere i corpi dei suoi amici e riferire ogni minimo
dettaglio, così che i poliziotti potessero indagare con un criterio.
Mentre osservava
attentamente i copri, vide l’agente di guardia con le lacrime agli occhi e subito
gli venne qualche dubbio: “Perché piange? Aveva qualche rapporto con i morti? Se
sì, di che tipo e con chi?” Comunque, decise di lasciar perdere e si concentrò
sul triste compito. Dopo qualche minuto si accorse che G.M. non indossava il
suo anello; essendo di molto valore, ipotizzò che dopo averla uccisa l’avessero
derubata.
Con tutte
queste congetture in testa, andò a dormire, e rifletté anche sulla strana
reazione del poliziotto. Giunse alla conclusione che doveva essere amico di uno
dei deceduti. Seppe, da alcuni suoi colleghi, che si trattava di un assassino
pentito, arruolatosi nel copro della polizia. All’improvviso un pensiero gli
balenò nel cervello: “Se avesse ucciso lui i miei amici?”
Non sapendo
darsi pace, alla mattina riprese il suo lavoro ma, quando arrivò ai corpi di
G.M. e G.B., si presentò la Scientifica, che voleva effettuare gli esami del
DNA su entrambi i corpi. D.R. sperava che fossero negativi, così da poter
ritrovare i suoi amici, e avere di nuovo una vita normale.
Il suo
desiderio si avverò.
La ragazza
morta non era G.M..
Il DNA era
diverso da quello del marchese. Quasi sollevato, D.R. pensò: “Meno male! Ma, se
non è qui, dove sarà?” In quel momento partirono le ricerche.
Chiese ad
ogni persona che incontrava se avesse visto G.M., ma con tutti la risposta fu
un laconico “NO”. Arrivato alla porta dell’assassino pentito, il duca indugiò:
“E se fosse stato lui? Avrebbe potuto nascondere bene le tracce e… e…”
“Buonasera
duca, vi aspettavo.” Le parole di G.T., il poliziotto, ruppero il gelido
silenzio della notte. “So perché è qui, e le dirò tutto ciò che so.”
“G.M. mi ha
ricattato; se non l’avessi aiutata a decimarvi, mi avrebbe fatto arrestare di nuovo”,
confessò G.T..
“E non potevate
denunciarla?!?”
“Non
avrebbero mai creduto a un avanzo di galera come me”, continuò, “ma, se volete,
posso portarvi da lei”.
Non sapendo
neanche lui il motivo, D.R. accettò. E fece bene.
Quella sera
stessa una squadra di poliziotti raggiunse G.M. e l’arrestò.
“Perché?”,
chiese il duca, “perché l’hai fatto?”
“Oh, be’,
non potevo certo aspettare che tu morissi naturalmente. Speravo scappassi e lasciassi
tutto a me.”
“Hai ucciso
tuo padre, la tua famiglia, il tuo fidanzato, per dei soldi?”, chiese
sbigottito D.R..
“Certo. E lo
farei ancora.”, concluse G.M..
“Davvero una
bella storia, commissario.”
“Bene”,
rispose A.C.. “Ora torniamo al lavoro.”
FINE…FORSE
ALESSANDRO 2C
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.